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Perret, Auguste.

Architetto francese. Nato in Belgio, si trasferì con la famiglia a Parigi nel 1881; frequentò per un breve periodo, insieme ai fratelli Gustave e Claude, i corsi dell'Ecole des Beaux-Arts, ma in seguito preferì completare le proprie conoscenze seguendo nei cantieri l'attività del padre, un costruttore che già utilizzava il cemento armato. Nel 1905 aprì un proprio studio di architettura, collegato a un'impresa di costruzioni gestita con i fratelli; tale abbinamento ebbe una sostanziale influenza nello sviluppo della peculiare architettura di P. Già i primi edifici di una certa importanza che realizzò a Parigi (casa in rue Franklin, 1903; autorimessa di rue Ponthieu, 1906; teatro degli Champs Elysées, 1910-13, in collaborazione con Van der Velde) furono espressione del fondamentale principio sotteso all'opera di P.: la struttura non doveva più essere considerata un mero sostegno da nascondere dietro l'ornamento, ma diventare essa stessa ornamento, come elemento portante di una proporzione e di un classico equilibrio formale e armonico. In questo senso egli adottò costantemente il cemento armato (dotato di grande stabilità, razionalità ed economicità), strutturato in gabbie alternate da pannelli di tamponamento: tale soluzione innovativa offriva infatti una risposta sia estetica sia economico-funzionale all'impiego di quel materiale. Se la casa di rue Franklin, dalla facciata movimentata, con ampie vetrate e pannelli di tamponamento in ceramica, si colloca nella linea dell'Art Nouveau, le opere seguenti testimoniano la progressiva maturazione dello stile di P., nel senso di una maggiore sobrietà e classicità: nelle chiese di Notre-Dame a Le Raincy (1923) e di Santa Teresa di Montmagny (1926) il suo rigore compositivo si unisce a concezioni simmetriche e prospettiche già collaudate, evocando anche elementi gotici (ad esempio nei pannelli di cemento armato, traforati per consentire il passaggio della luce e inseriti nelle strutture portanti, anch'esse in cemento armato). Per quanto riguarda, invece, il tentativo di fondere elementi innovativi ad altri di tipo tradizionale, con suggestioni talvolta neoclassiche, si ricordano: il Teatro della esposizione delle arti decorative (1925), la Sala da concerto della scuola normale di musica (1929), il Museo dei mobili (1931), l'edificio per i Servizi tecnici della Marina (1932), il Museo dei lavori pubblici (1937). Nel 1947 a P. fu affidata la ricostruzione della città di Le Havre, realizzata anche con l'uso di elementi prefabbricati, compito in cui seppe affrontare i problemi relativi all'edilizia metropolitana su larga scala, anche se fu accusato di un certo accademismo (Ixelles, Bruxelles 1874 - Parigi 1954).